giovedì 26 novembre 2015

IL MISTERO DEL BOSCO DI ARCE, IL CASO DI SERENA MOLLICONE

Serena Mollicone
Questa è una storia brutta, segnata da depistaggi, omertà e fatti strani, che hanno contribuito a renderla ancora più intrigata e ambigua. Questa è la storia di una ragazza di appena diciotto anni che scompare in circostanze misteriose e ritrovata due giorni dopo in un bosco, ormai cadavere; questa è la storia di Serena Mollicone. Siamo ad Arce, un piccolo paese del frusinate, è il 1 giugno del 2001, quando Serena esce di casa per andare ad una visita medica dentistica, una ortopanoramica all'ospedale di isola del Liri fissata per la 9:50. La ragazza arriva all'ospedale esegue la visita e dopo torna indietro verso casa, dove non arriverà mai, perché da qui se ne perdono le tracce. Quel pomeriggio la ragazza aveva un appuntamento con il suo fidanzato Michele Fioretti il quale, non vedendola arrivare preoccupato allerta il padre di Serena Guglielmo. I due uomini cominciano a cercare invano la ragazza e arrivati alla sera il padre della ragazza si dirige dai carabinieri per denunciarne la scomparsa. Iniziano le ricerche da parte di famiglia, cittadini ed inquirenti, usufruendo anche di volantini con la foto della ragazza appesi a pali e pareti. Trascorrono due giorni di tormento ed apprensione, quando a mezzogiorno del secondo giorno di ricerche succede qualcosa: in un piccolo bosco di Fontecupa in località Anitrella a pochi chilometri da Arce, una squadra di volontari della protezione civile trova il cadavere della ragazza. Il ritrovamento viene definito macabro ed agghiacciante; il corpo giace sull'erba supino, con le braccia legate con il nastro adesivo e filo di ferro dietro la schiena, le gambe sono legate anch'esse con il nastro adesivo e filo di ferro all'altezza delle caviglie ed infine la testa è avvolta da una busta della spesa. Intorno al luogo del ritrovamento ci sono sparsi i libri della giovane, mentre risultano spariti lo zaino il portafogli ed un mazzo di chiavi. Effettuati i dovuti rilievi sul corpo della ragazza, viene eseguita l'autopsia presso l'ospedale di Sora. La perizia medico legale stabilisce che ad uccidere la povera ragazza dopo ore di agonia e sofferenze è stata l'asfissia, inoltre sulla testa di Serena c'è una ferita che indica un forte colpo. Chi ha ucciso Serena? Perché? Quale è il movente di questo barbaro omicidio?
Le indagini partono a trecentosessanta gradi e fin da subito accadono eventi strani, come quello del cellulare della ragazza che viene ritrovato in circostanze inspiegabili in un cassetto della camera di Serena quando, il padre lo aveva consegnato agli inquirenti, infatti durante la funzione funebre il maresciallo della stazione dei carabinieri del posto Franco Mottola preleva il padre della ragazza Guglielmo Mollicone portandolo via, successivamente si saprà che è stato un atto dovuto per una forma burocratica quantomeno insolita delle indagini. Può essere definito un depistaggio? I sospetti successivamente ricadono su un carrozziere del posto Carmine Belli che il 6 febbraio 2003 viene arrestato. Le prove a suo carico sono: il ritrovamento dello stesso tipo di nastro adesivo servito a legare Serena in una vecchia casa di proprietà del sospettato e la ricevuta della ortopanoramica effettuata quella mattina, rinvenuta dentro un cestino dell'officina dove lavorava. L'ipotesi è che Belli avesse dato un passaggio alla ragazza, i due fossero andati verso il bosco di Fontecupa e davanti ad un rifiuto della ragazza, il meccanico l'avrebbe colpita, stordita ed infine imbavagliata e soffocata.
Il 14 gennaio 2004, Belli viene assolto dalla corte d'assise di Cassino presieduta dal presidente Biagio Magliocca e quindi il meccanico dopo mesi di carcere viene liberato; assoluzione che poi sarà definitivamente confermata il 6 ottobre 2006. Ma allora chi è il colpevole? Chi si è reso protagonista di questo orrendo delitto?
Le indagini procedono tra tante ipotesi e ricerche di nuove piste, ma di lì a poco succede un altro fatto starno e inquietante. C'è un brigadiere dei carabinieri che si occupa del caso, si chiama Santino Tuzzi il quale il giorno 11 aprile 2008 si uccide nella sua auto, sparandosi un colpo al petto con la Beretta di ordinanza. Perché? Perché un brigadiere si toglie la vita il quel modo? Voci dicono che Santino avesse problemi sentimentali e che quel suicidio fosse il risultato. Un attimo, aspettiamo un attimo è realmente così? Altre voci raccontano che Tuzzi avesse scoperto qualcosa di importante sul delitto di Serena, qualcosa di talmente importante e così indicibile da vedere nel suicidio l'unica soluzione. Anche la figlia del brigadiere conferma questa versione, non solo, la famiglia del militare crede fermamente che Santino sia stato minacciato da qualcuno di stare zitto e che le minacce siano state estese anche ai suoi cari. Ma cosa avrebbe visto o scoperto il brigadiere? Un fatto strano è che  Tuzzi due giorni prima di togliersi la vita, viene ascoltato come persona informata sui fatti, dichiara ai magistrati che il giorno della scomparsa, Serena Mollicone si trovava davanti alla caserma dei carabinieri, suonò il campanello e lo stesso Santino che si trova di servizio come piantone le apre la porta dopo avere avuto l'autorizzazione a farla entrare. Il brigadiere riferisce che tale autorizzazione gli fu accordata dal piano superiore dove si trovano gli alloggi del comandante di stazione maresciallo Franco Mottola dove vive con la moglie Anna ed il figlio Marco. Precisa inoltre che non sa esattamente se, quella voce che acconsente all'ingresso della ragazza sia del comandante o del figlio. Ma allora chi ha dato questa autorizzazione? Chi aspettava in quella casa Serena? Forse è in questo frangente che il brigadiere entra in contatto con la realtà che lo porterà a decidere di togliersi la vita. Girano voci che chi ha ucciso Serena, lo ha fatto per tapparle la bocca, ma a proposito di cosa? Si dice infatti che la ragazza sapesse qualcosa su un giro di droga nel quale sarebbe stato coinvolto Marco Mottola il figlio del maresciallo e che la ragazza avesse intenzione di denunciare il fatto. Un altro particolare strano, è un pacchetto di sigarette Marlboro Light che Carmine Belli dichiarò di aver visto comprare da Serena davanti alla stazione dei pullman il giorno della scomparsa; la ragazza non fumava, per chi erano quelle sigarette? Per qualcuno che in quel momento stava con lei? Altro fatto degno di nota è: il ritrovamento di licheni sulla maglia che indossava Serena identici a quelli presenti nel nuovo carcere mai aperto costruito vicino alla stazione dei carabinieri di Arce, la stessa stazione dove è entrata la ragazza. A distanza di anni nel 2011 vengono inseriti nell'elenco dei sospettati l'ex maresciallo Franco Mottola, la moglie ed il figlio Marco non solo, anche il fidanzato della ragazza di allora Michele Fioretti e sua madre Rosina Partigianoni. Ad oggi le indagini sul caso, sono indirizzate sul confronto del DNA già prelevato ai sospettati sulla ricevuta della ortopanoramica, rinvenuta nell'officina di Belli. Sono passati ben quattordici anni da questo orrendo delitto e la verità sembra ancora ben nascosta, l'assassino di Serena è rimasto impunito e sempre in circolazione, portando con se il mistero di quello che è realmente accaduto in quel bosco.

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