mercoledì 18 novembre 2015

LO STRANO SUICIDIO DI UN CALCIATORE, IL CASO DI DONATO BERGAMINI

Donato Bergamini
Difficilmente associamo lo sport ad eventi misteriosi, probabilmente questo caso esula dalla normalità. Questa è una storia oscura, che porta con sé bugie e sulla quale sono state fatte ipotesi che non hanno mai dato un riscontro ufficiale e che hanno sempre portato a sbattere contro la falsità, la verità sembra ancora lontana. Questa è la storia di un calciatore di successo che improvvisamente muore in circostanze misteriose, questa è la storia di Donato Bergamini.
Donato detto Denis aveva ventisette anni era nato ad Argenta ed era un calciatore, un centrocampista del Cosenza squadra del campionato di serie B, prima aveva giocato con la maglia dell'Imola e del Russi. La notte del 18 novembre 1989 il suo corpo venne ritrovato sull'asfalto bagnato della strada statale 106 Jonica nelle vicinanze di Roseto Capo Spulico sotto le ruote di un camion rosso, sul luogo era presente solo la sua ex fidanzata Isabella Internò e l'autista cinquantunenne del mezzo pesante coinvolto Raffaele Pisano. La versione raccontata dall'unica testimone e successivamente confermata da Pisano alla pattuglia dei carabinieri intervenuta sul posto, sarebbe quella del suicidio, Donato si sarebbe gettato dalla piazzola di sosta sotto le ruote del camion al suo passaggio per poi essere trascinato per una sessantina di metri sull'asfalto; perché? Quale poteva essere il motivo per giustificare il folle gesto? Secondo le dichiarazioni della ragazza, Bergamini si sarebbe suicidato a seguito del rifiuto da parte della ex fidanzata di lasciare l'Italia con lui per andare all'estero, visto che voleva chiudere con il mondo del calcio. Da subito la versione del suicidio sembrò poco credibile e alquanto fantasiosa per alcuni particolari che evidenziarono delle incongruenze. Lo stesso padre Domizio, la sera stessa del riconoscimento della salma del figlio rimase perplesso e espresse forti dubbi sulla dinamica dell'incidente e delle condizioni in cui versava il cadavere. Inoltre dopo l'incidente si venne a verificare una catena di strani eventi. Sembra infatti che già dai rilievi eseguiti sul posto dalla pattuglia dei carabinieri, vi fossero delle approssimazioni. I vestiti del povero calciatore anziché essere restituiti alla famiglia furono bruciati nell'inceneritore situato a poca distanza dall'ospedale, perché?  Poi c'era il corpo di Donato che non sembrava avere lesioni compatibili con un trascinamento come quello descritto dai testimoni e dai rilievi. Le ossa del calciatore infatti erano intatte, non risultava esserci nessuna frattura né agli arti superiori che inferiori e neppure al tronco; le uniche ferite erano una piccola abrasione sul lato sinistro della fronte ed un trauma da schiacciamento con conseguente eviscerazione sul fianco destro. Non solo, inoltre alcuni oggetti personali furono riconsegnati alla famiglia, vale a dire l'orologio, la catenina da collo e le scarpe, i quali risultarono essere presso che intatti; questo particolare risultò strano dal momento in cui un camion dal peso di varie tonnellate con le sue grandi ruote gli aveva trascinati per circa sessanta metri sull'asfalto.
L'orologio di Bergamini dopo l'incidente
L'auto di Bergamini una Maserati di colore bianco con capotta nera fu lavata subito il giorno dopo. Perché? Forse per eliminare delle prove che potessero far crollare l'ipotesi del suicidio? Giravano strane voci in quel periodo su quella macchina, come quella che servisse per il trasporto  di droga da parte di terzi, occultata in appositi sottofondi dei quali lo stesso giocatore ne ignorava l'esistenza. Un altro fatto inquietante avvenne un anno dopo il presunto suicidio; la morte di di due magazzinieri del Cosenza in un incidente stradale sullo stesso tratto di strada la 106 Jonica accaduto in circostanze ancora oggi poco chiare. I due magazzinieri secondo alcune voci riportate dall'ambiente di spogliatoio, sembravano essere a conoscenza di ciò che effettivamente era accaduto al calciatore quella tragica sera di novembre. Cosa sapevano di tanto importante? Altre ipotesi gravitavano attorno a quella morte sospetta, una tra queste era la teoria che avrebbe visto coinvolto l'ambiente del calcio scommesse. Nel 1990 fu eseguita una perizia tecnica dal prof. Francesco Maria Avato, la quale stabiliva che Bergamini era già morto al momento di essere travolto dal camion, solo in un secondo momento il corpo sarebbe stato schiacciato dalle ruote del pesante mezzo, al fine di mettere in scena un falso suicidio; questa perizia però stranamente non fu presa in considerazione e andò dimenticata, inoltre il professore non venne mai ascoltato, nè durante la fase probatoria né durante il processo nei confronti dell'autista Raffaele Pisano imputato per omicidio colposo. I giudici confermarono la tesi del suicidio e Pisano fu assolto. Oltre alla perizia del prof. Avato però, nel 2012  ne fu depositata un'altra, effettuata dal Ris di Messina che confermò quella del professore. Ma perché inscenare un suicidio? Chi avrebbe avuto interesse a fare tutto ciò? Quale sarebbe stato il movente? Una delle piste che fu seguita e tenuta in considerazione più di altre, fu quella di un delitto a sfondo passionale; infatti  nel luglio del 1987 la sua ex fidanzata Isabella aveva abortito appena dopo aver compiuto la maggiore età in una clinica londinese. L'anno successivo il calciatore avrebbe intrapreso dopo la fine del rapporto con la Internò una relazione con un altra donna. Il compagno di squadra Michele Padovano riferì di quanto l'ultimo giorno di vita, Donato fosse agitato e di come lasciò di fretta il luogo del ritiro del Cosenza. Quel giorno infatti, nel primo pomeriggio Bergamini ricevette una strana telefonata e successivamente si allontanò, qualcuno affermò che si dovesse incontrare proprio con Isabella Internò. Una storia questa con tanti interrogativi e lati oscuri, ma che la famiglia del calciatore ha sempre affrontato senza mai smettere di cercare la verità, seguita dal l'avvocato Eugenio Gallerani; facendo leva anche su alcune fotografie che annullerebbero in maniera palese l'ipotesi del suicidio: sono immagini forti che dimostrano come il corpo del giovane calciatore giaceva intatto ancora sull'asfalto bagnato e quindi sporco e con gli abiti puliti, con addirittura i calzini sempre alzati, cosa veramente impossibile dopo un incidente del genere. Nel 1994 la questura di Cosenza avviò delle indagini parallele a quella della procura di Castrovillari, perché convinta che ci fossero dei particolari importanti poco credibili. Nel 2011 l'inchiesta fu riaperta per il reato di omicidio volontario dal procuratore capo Franco Giacomantonio ed il pm  Maria Grazia Anastasia, per cercare di fare luce su sui lati oscuri della vicenda. Gli ultimi fatti, riportano una imputazione per concorso in omicidio per la ex fidanzata di Bergamini e favoreggiamento per l'autista del camion Raffaele Pisano, ma nel 2014 la procura di Castrovillari ha chiesto l'archiviazione del caso per entrambi gli imputati. Sono passati ventisei anni da quel triste giorno, troppe bugie sono state dette e troppe ombre lasciate volteggiare su questa storia che sembra essere ancora lontana dal traguardo della verità. Nessuno però ha dimenticato Denis, né i suoi tifosi che gli hanno dedicato la curva sud dello stadio di San Vito, né la famiglia che ha combattuto e tuttora combatte per sapere quello che effettivamente e successo quella maledetta sera, neppure i numerosi amici e il mondo sportivo specialmente il calcio, che lo ha fatto conoscere come un calciatore di talento e come ragazzo pieno di vita con una rosea carriera davanti a se.
La Maserati di Bergamini

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