lunedì 9 novembre 2015

IL DELITTO DEL ROMITO, IL CASO MARCO MANDOLINI

Il maresciallo Marco Mandolini
Questa è la storia di uno strano delitto, che è caratterizzato da lati oscuri che fanno rabbrividire. Questa è la storia di un delitto rimasto in ombra, di un uomo che aveva deciso di mettere la sua carriera al servizio dello Stato.
Era la sera del 13 giugno 1995 quando, lungo la scogliera del Romito, luogo di interesse turistico conosciuto per le sue bellezze naturali, tipiche della costa tirrenica, veniva ritrovato il cadavere di un uomo. A fare la scoperta fu un bambino tedesco in vacanza con la famiglia a Livorno che, sporgendosi da una roccia della scogliera, fece il brutale ritrovamento. Furono immediatamente chiamati gli organi competenti ed al loro arrivo cominciarono
 a rilevare quanto era accaduto. Il corpo era in mezzo ad una vasta pozza di sangue, presentava numerose ferite da taglio e una frattura cranica, causata probabilmente dall'impatto con una grande pietra. Ma di chi era quel corpo? Solo dopo alcune ore si scoprì che quel cadavere così martoriato era di Marco Mandolini. Marco aveva 36 anni era nato a Numana in provincia di Ancona ed era un maresciallo del Battaglione Col Moschin, il più importante reparto dell'esercito Italiano. Era conosciuto per essere un ottimo elemento ed il suo curriculum era di tutto il rispetto: istruttore NATO, incursore paracadutista e addetto alla sicurezza di alcuni alti ufficiali di spicco, come il generale Angioni. Aveva preso parte a missioni estere come la Somalia, dove era stato a capo del gruppo addetto all' incolumità del generale Bruno Loi. Fino a qualche giorno prima era di stanza alla base tedesca di Weingarten come istruttore, poi si recò a Livorno a causa di una licenza per malattia dovuta alla necessità di effettuare alcuni controlli per una presunta epatite. Un elemento quindi, altamente addestrato e preparato per ogni tipo di situazione e di rischio, allora chi uccise Mandolini? Le indagini partirono da subito in tutte le direzioni, eseguite dai carabinieri e dalla magistratura, ma si dimostrarono tortuose come un sentiero di montagna. Quello che successe secondo gli inquirenti quel giorno, era che Marco si recò nei pressi del Romito per prendere il sole giù alla scogliera, parcheggiò la sua mercedes sulla via Aurelia e si incamminò lungo la stradina che porta al mare. Le ipotesi che furono mosse sull'omicidio erano che, chiunque avesse aggredito la vittima fosse dotato della sua stessa forza fisica e della sua stessa preparazione al combattimento corpo a corpo; ciò emerse dai rilievi dell'autopsia, condotta da i periti Bassi e Domenici, i quali affermarono che le coltellate inferte al maresciallo, erano state inferte con notevole forza utilizzando un coltello a lama larga e che quelle ferite alla testa, erano state provocate da una pietra dal peso di circa venticinque chili, quindi questo rafforzò la teoria dell' aggressore dotato di notevole forza.
Ma cosa è realmente successo quella sera del 13 giugno?
Le indagini presero diverse strade, tra cui anche quella omosessuale dato che, quel tratto di scogliera oggi come all'ora, era un punto di ritrovo per gruppi di uomini gay, questa ipotesi successivamente fu scartata in base alle testimonianze di colleghi e amici che, escludevano categoricamente questo genere di frequentazioni da parte di Marco. Un altra teoria che fu presa in considerazione ma poi abbandonata, fu quella che Mandolini potesse essere l'amante della moglie di qualche personaggio influente o quantomeno scomodo. Tra le varie ipotesi se ne fece largo anche un'altra, quella che vedeva il maresciallo così come altri suoi commilitoni, perdere alcuni investimenti fatti con una finanziaria di Alessandria, che dopo qualche tempo fallì, ma come spiega la famiglia Marco, egli era riuscito in qualche modo a recuperare gran parte del denaro perso, quindi non sembrava più essere una situazione a rischio. Un'altra tesi che rende questa morte ancora più misteriosa e intrigata sarebbe quella che, vede il maresciallo custode scomodo di eventi poco chiari, che causarono la morte della giornalista Rai Ilaria Alpi e del suo cameraman Miran Hrovatin avvenuta a Mogadiscio il 20 marzo 1994; infatti sembrava che Mandolini avesse contatti con il maresciallo Vincenzo Li Causi appartenente al Sismi (servizi segreti italiani) il quale avrebbe avuto a sua volta contatti con la giornalista deceduta.
Giravano voci che, Marco facesse parte del Sismi e che, la soluzione del caso andrebbe ricercata nella complessa morsa dei segreti di stato, capace di insabbiare tutto ciò di cui non si deve parlare. Questo omicidio quindi, acquisirebbe sempre di più le sembianze di un ennesimo giallo all'italiana, uno di quei gialli che devono rimanere tali per la comodità di qualcuno.
I componenti della famiglia di Mandolini sarebbero dello stesso avviso, in quanto affermano, che il cadavere che hanno visto durante la fase del riconoscimento e quello ritratto nelle foto dell'omicidio, non sarebbero gli stessi. I congiunti del maresciallo ricordano che, negli ultimi giorni prima del suo omicidio
Marco sembrava essere nervoso e giù di morale, in particolare il fratello racconta di una lettera che pochi giorni prima di essere assassinato doveva inviare al ministero della difesa.
Sono passati ben venti anni da quel 13 giugno 1995 e la famiglia non si è mai arresa all'idea di non scoprire la verità, quella verità che qualcuno o qualcosa di occulto sembra non voglia che salti fuori. Lo dimostrerebbero anche le telefonate anonime a scopo intimidatorio, ricevute in questi anni dai parenti del maresciallo. Perchè minacciare una famiglia che cerca la verità sulla morte del figlio? Forse Marco era a conoscenza di segreti che dovevano restare nel buio?
Mandolini era diventato un personaggio scomodo? Qualcuno ha ingaggiato un sicario con lo stesso livello di preparazione del maresciallo per eliminarlo e poi mettere in scena una aggressione facendo sembrare il tutto un' altra cosa e depistando così le indagini? Magari qualcuno di sua conoscenza, di cui Marco si fidava? Un collega? O forse l'aggressione è stata condotta da più persone? Tra le tante ipotesi, qualcuno ha azzardato il fatto che Mandolini sia stato ucciso altrove e solo successivamente trasportato sul luogo del ritrovamento.
La dinamica del delitto potrebbe far dedurre che, la vittima poteva conoscere il suo aggressore il quale con un appuntamento lo avrebbe attirato nella trappola fatale.
Queste sono le domande che attualmente, a riguardo di questo brutale omicidio tornano ad affiorare alla mente e che cercano di fare luce su una storia che rimane ancora avvolta nel mistero.
Ultimamente, nel 2013 secondo alcune fonti, la procura di Livorno avrebbe riaperto il caso, seguendo la pista del fallimento della finanziaria dove Mandolini aveva investito i suoi soldi, non solo, sembra che gli inquirenti siano in possesso di in probabile campione di DNA lasciato dall'assassino e con tale prova potrebbero fare luce su questo omicidio; intanto da quel 13 giugno 1995 sulla bella scogliera tirrenica del Romito continuano quei pittoreschi tramonti che illuminano di luce rossastra, una lapide commemorativa eretta per ricordare un uomo, un soldato, il maresciallo Marco Mandolini.
La lapide eretta in memoria  sulla scogliera del Romito





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