martedì 19 gennaio 2016

IL MISTERO DI GISELLA ORRU'

Gisella Orrù
Questo è un omicidio che a distanza di ventisette anni non ha trovato ne un colpevole certo, ne risposte a causa dei numerosi tentativi di depistaggio, un omicidio ancora oggi avvolto nel mistero che è custodito in una terra bellissima: la Sardegna.
Siamo a Carbonia, è il 28 giugno 1989 quando verso mezzanotte una signora anziana aspetta sul terrazzo di casa ansiosa ed angosciata il rientro di sua nipote di sedici anni, che stranamente è in ritardo. Quella donna si chiama Luigina soprannominata Gina e le sue nipoti abitano con lei. Luigina sta aspettando Gisella la nipote più piccola, che è una ragazza per bene, seria e che non si trattiene mai fino a tardi fuori di casa. Ad un tratto la Gina vede i fari di un auto che si sta avvicinando, è il vicino di casa Salvatore Pirosu che sta rientrando. I due si conoscono bene, oltre che essere vicini sono anche amici, Luigina chiede a Salvatore se ha visto la nipote Gisella, ma l'uomo le risponde di no. Salvatore vedendo la signora molto preoccupata, si offre volontario per andarla a cercare entrambi con la propria auto. I due cominciano a girare e cercare la ragazza, recandosi anche a casa del figlio di Luigina ovvero il padre di Gisella, chiedendo se la ragazza si fosse fatta vedere, ma anche lui non l'ha vista. Il giorno seguente la nonna di Gisella riceve una strana telefonata, effettuata da una donna la quale dice a Luigina che Gisella avrebbe passato le vacanze con lei e la propria famiglia.
E' il 13 luglio, sono trascorsi 10 giorni dalla scomparsa della ragazza e nessuno sembra sapere niente, la famiglia sta vivendo momenti di terrore, quando alla caserma dei carabinieri di Carbonia arriva un'altra telefonata. La voce di chi parla è femminile e dice dove poter trovare il cadavere della povera ragazza; in località San Giovanni Suergiù c'è un pozzo e lì sul fondo giace il corpo nudo della giovane.
Operazioni di recupero del corpo di Gisella
Immediatamente i carabinieri raggiungono il luogo indicato, ma la scarsa quantità di luce impedisce di vedere il fondo. Decidono quindi di far intervenire la squadra dei sommozzatori, che si cala nelle profondità del pozzo e dopo poco recuperano un corpo femminile nudo, in parte decomposto. Successivamente un orologio ed una catenina d'oro ritrovate sul cadavere, aiutano ad identificare la vittima: Gisella Orrù
La voce anonima della telefonata aveva ragione.
Ma chi poteva sapere? Chi era?
Dopo un esame tecnico il cadavere presenta delle ferite profonde alla testa, provocate probabilmente con uno strumento tagliente e lungo, inoltre la ragazza avrebbe subito violenza sessuale. Scattano immediatamente le indagini per omicidio.
Un testimone sentito dagli inquirenti, fa riferimento ad una coppia di persone, un uomo e una donna che a bordo di una vespa bianca si fermano nei pressi del pozzo a guardare con insistenza sul fondo.
Chi indaga, cerca di far luce sulla vita di Gisella seguendo ogni genere di pista. Si dice in giro che la ragazza avesse cominciato a praticare gente poco raccomandabile, invischiata in un giro di sesso, prostituzione minorile e droga, voci peraltro confermate da lettere anonime recapitate agli stessi inquirenti. Poteva in qualche modo Gisella essere finita nel perverso meccanismo e esserne rimasta vittima?
Le indagini volte a seguire ogni tipo di direzione, vengono indirizzate in una in particolare, grazie all'ennesima telefonata anonima eseguita sempre da una donna, la quale riferisce che il giorno della scomparsa Gisella è stata vista salire su una auto, una fiat 126 bianca. Gli inquirenti esaminano tutte le auto dello stesso tipo della zona e si accorgono che una auto del genere la possiede anche Salvatore Pirosu, vicino di casa della signora Luigina nonna della ragazza. Gina spiega agli investigatori che le sue due nipoti avevano una grande confidenza con Pirosu., tanto da chiamarlo zio Tore. Ma chi è veramente Salvatore Pirosu? Salvatore è un uomo di quarant'anni che vive con la madre, per mantenersi svolge qualche lavoretto, ma i soldi arrivano più che altro dalla madre. Ha un vizio: le prostitute. Gli investigatori scavando nel suo passato scoprono che nel 1969 Pirosu è stato condannato per una aggressione con lesioni ad una prostituta. Salvatore quindi viene ascoltato dai carabinieri i quali accorgendosi dell'insicurezza dell'uomo su un suo possibile alibi, lo portano in una condizione critica e lo fanno crollare; Pirosu confessa l'omicidio di Gisella. Salvatore però precisa di non essere l'esecutore materiale del delitto, ma di essere stato in compagnia del vero assassino: Licurgo Floris.
Il pozzo
L'uomo comincia a raccontare quello che secondo la sua versione è successo: la sera del 28 giugno lui e Floris sono nella 126 insieme e avvicinano Gisella Orru, Pirosu convince la ragazza a salire sull'auto con loro. Dopo di che si dirigono verso il luogo dove Floris ha parcheggiato la sua macchina rossa, sul posto ci sono anche una ragazza di circa vent'anni che conosce Gisella, di nome Gianna Pau che fa la prostituta e un ragazzo tossicodipendente di nome Gianpaolo Pintus. Tutti insieme raggiungono un boschetto poco distante dal mare, dove parcheggiate le auto Gisella, Floris e Pintus scendono da quella rossa e si addentrano a piedi nel bosco, per consumare dei rapporti sessuali in tre, mentre Pirosu e la Pau rimangono a bordo della 126. Ad un tratto Salvatore vede uscire dalla vegetazione Gisella che corre nuda, urlando inseguita dai due uomini, per poi rientrare da un altro lato del bosco sempre inseguita. Dopo qualche minuto Licurgo esce dalla macchia dirigendosi verso la 126 di Salvatore, dicendogli di averla combinata grossa, gli dice che in un momento di buio mentale ha colpito e ucciso la povera ragazza e che ora bisognava far sparire il corpo. A quel punto Pirosu e Floris avvolgono il cadavere in una coperta e lo caricano sull'auto rossa, dirigendosi in aperta campagna, arrivando fino in località San Giovanni Suergiù dove avrebbero gettato il corpo nel pozzo. Gli inquirenti eliminano dal registro degli indagati Pintus e la Pau, mentre arrestano Pirosu reo confesso e Floris. Dopo il processo svolto in tutti i tre gradi di giudizio, gli imputati vengono dichiarati colpevoli e condannati rispettivamente a ventiquattro anni il primo e trenta anni il secondo. Ma una ragazza seria come Gisella come avrebbe potuto andare a consumare un rapporto sessuale a tre con dei perfetti sconosciuti? Come poteva frequentare prostitute e tossicodipendenti? Sono domande che tutt'oggi non hanno risposta. Licurgo Floris che di questo omicidio si è sempre detto innocente e che ha sempre dichiarato fortemente di essere stato messo di mezzo, nel 2007 si suicida in carcere impiccandosi nella sua cella; sembra infatti che Pirosu avesse dei rancori verso Licurgo per dei vecchi attriti tra i due. Ma un altro fatto raccapricciante e che lascia molti lati oscuri su questo delitto è la scomparsa di Salvatore Pirosu, difatti dopo poco la sua scarcerazione avvenuta nel 2008 è scomparso nel nulla. Forse unico custode dei segreti che riguardano la morte di Gisella Orrù è stato fatto sparire da qualcuno che sa veramente quello che è successo? Non lo sapremo mai, intanto il resto dei personaggi di questa vicenda come Pintus e la Pau sono morti, mentre la famiglia di Gisella si è trasferita su nel nord Italia aspettando una verità che forse non sarà mai svelata.