Gisella Orrù |
Siamo a Carbonia, è il 28 giugno 1989 quando verso mezzanotte una signora anziana aspetta sul terrazzo di casa ansiosa ed angosciata il rientro di sua nipote di sedici anni, che stranamente è in ritardo. Quella donna si chiama Luigina soprannominata Gina e le sue nipoti abitano con lei. Luigina sta aspettando Gisella la nipote più piccola, che è una ragazza per bene, seria e che non si trattiene mai fino a tardi fuori di casa. Ad un tratto la Gina vede i fari di un auto che si sta avvicinando, è il vicino di casa Salvatore Pirosu che sta rientrando. I due si conoscono bene, oltre che essere vicini sono anche amici, Luigina chiede a Salvatore se ha visto la nipote Gisella, ma l'uomo le risponde di no. Salvatore vedendo la signora molto preoccupata, si offre volontario per andarla a cercare entrambi con la propria auto. I due cominciano a girare e cercare la ragazza, recandosi anche a casa del figlio di Luigina ovvero il padre di Gisella, chiedendo se la ragazza si fosse fatta vedere, ma anche lui non l'ha vista. Il giorno seguente la nonna di Gisella riceve una strana telefonata, effettuata da una donna la quale dice a Luigina che Gisella avrebbe passato le vacanze con lei e la propria famiglia.
E' il 13 luglio, sono trascorsi 10 giorni dalla scomparsa della ragazza e nessuno sembra sapere niente, la famiglia sta vivendo momenti di terrore, quando alla caserma dei carabinieri di Carbonia arriva un'altra telefonata. La voce di chi parla è femminile e dice dove poter trovare il cadavere della povera ragazza; in località San Giovanni Suergiù c'è un pozzo e lì sul fondo giace il corpo nudo della giovane.
Operazioni di recupero del corpo di Gisella |
La voce anonima della telefonata aveva ragione.
Ma chi poteva sapere? Chi era?
Dopo un esame tecnico il cadavere presenta delle ferite profonde alla testa, provocate probabilmente con uno strumento tagliente e lungo, inoltre la ragazza avrebbe subito violenza sessuale. Scattano immediatamente le indagini per omicidio.
Un testimone sentito dagli inquirenti, fa riferimento ad una coppia di persone, un uomo e una donna che a bordo di una vespa bianca si fermano nei pressi del pozzo a guardare con insistenza sul fondo.
Chi indaga, cerca di far luce sulla vita di Gisella seguendo ogni genere di pista. Si dice in giro che la ragazza avesse cominciato a praticare gente poco raccomandabile, invischiata in un giro di sesso, prostituzione minorile e droga, voci peraltro confermate da lettere anonime recapitate agli stessi inquirenti. Poteva in qualche modo Gisella essere finita nel perverso meccanismo e esserne rimasta vittima?
Le indagini volte a seguire ogni tipo di direzione, vengono indirizzate in una in particolare, grazie all'ennesima telefonata anonima eseguita sempre da una donna, la quale riferisce che il giorno della scomparsa Gisella è stata vista salire su una auto, una fiat 126 bianca. Gli inquirenti esaminano tutte le auto dello stesso tipo della zona e si accorgono che una auto del genere la possiede anche Salvatore Pirosu, vicino di casa della signora Luigina nonna della ragazza. Gina spiega agli investigatori che le sue due nipoti avevano una grande confidenza con Pirosu., tanto da chiamarlo zio Tore. Ma chi è veramente Salvatore Pirosu? Salvatore è un uomo di quarant'anni che vive con la madre, per mantenersi svolge qualche lavoretto, ma i soldi arrivano più che altro dalla madre. Ha un vizio: le prostitute. Gli investigatori scavando nel suo passato scoprono che nel 1969 Pirosu è stato condannato per una aggressione con lesioni ad una prostituta. Salvatore quindi viene ascoltato dai carabinieri i quali accorgendosi dell'insicurezza dell'uomo su un suo possibile alibi, lo portano in una condizione critica e lo fanno crollare; Pirosu confessa l'omicidio di Gisella. Salvatore però precisa di non essere l'esecutore materiale del delitto, ma di essere stato in compagnia del vero assassino: Licurgo Floris.
Il pozzo |
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